sabato 19 agosto 2017

San Giorgio Preca Sacerdote - La Valletta, Malta, 12 febbraio 1880 - 26 luglio 1962



L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”, affermava il beato Paolo VI nell'enciclica Evangelii nuntiandi.
Sancto Giorgio Preca ha messo in pratica, in anticipo, l'idea espressa da Paolo VI; diceva a coloro che gli vivevano accanto: «Non ci dobbiamo limitare a predicare la fede, dobbiamo viverla.» Pioniere nel campo della catechesi e nella promozione del ruolo dei laiciv fd nell'apostolato, che il Concilio Vaticano II incoraggerà in modo particolare (Apostolicam actuositatem), egli è chiamato il «secondo Apostolo di Malta», dopo san Paolo.
Settimo di nove figli, Giorgio Preca nasce il 12 febbraio 1880 a La Valletta, capitale dell'isola di Malta, nei pressi di un santuario dedicato alla Madonna del Monte Carmelo. Riceve il Battesimo cinque giorni dopo. Il padre, uomo d'affari benestante, diventerà ispettore della Sanità. Malta è allora una colonia britannica che si sta orientando verso l'indipendenza; otterrà la sua autonomia nel 1964. Nonostante una reale povertà dell'isola, l'economia è in crescita. Malta ha allora una popolazione per il 99% cattolica; vi si trovano molte opere religiose.
Salvato dalle acque

Durante la sua infanzia, un 16 luglio, festa della Madonna del Monte Carmelo, Giorgio sfugge alla sorveglianza della sua governante e cade in acqua; sta per annegare quando un pescatore, di passaggio con la sua barca, lo salva. «Voi siete, come Mosè, salvato dalle acque!», ameranno dirgli i suoi discepoli. Nel 1888, la famiglia Preca viene ad abitare ad Hamrun, a sud dell'agglomerato portuale di La Valletta; Giorgio vi fa la sua prima Comunione e vi riceve la Cresima. È chierichetto e serve la Messa e, secondo l'uso del tempo, dà lezioni di catechismo ai bambini più piccoli, apostolato che svolge con gusto e zelo. All'età di sedici anni, legge l'Apparecchio alla morte di sant'Alfonso de' Liguori. Profondamente colpito da questa opera, non cesserà, per tutta la vita, di raccomandarne la lettura. Giorgio Crede, del resto, di non aver molto da vivere, a causa della sua salute cagionevole. A quell'epoca, riceve lo scapolare della Madonna del Monte Carmelo.
Dopo i suoi studi liceali, entra nel seminario di Malta con l'intenzione di diventare prete. Il suo zelo e il suo impegno lo fanno presto notare dai suoi insegnanti. Gode della direzione spirituale di un santo prete, don Luigi Galea; ma ben presto, quando Giorgio è diventato suddiacono, questo sacerdote è richiamato a Dio.
Poco dopo, in un'apparizione, gli dice: «Il Signore ti ha scelto per istruire il suo popolo.» Dopo la Sua Ordinazione diaconale, durante un soggiorno presso i genitori, ad Hamrun, Giorgio nota un gruppo di adolescenti sulla piazza della chiesa. Avvicinandosi, chiede loro una sigaretta e avvia la Conversazione. Poi, con tatto, eleva il livello del colloquio al di sopra delle banalità correnti e arriva a evocare la Passione di GESU’ CRISTO, inaugurando così la sua opera di catechista popolare. La sua grande preoccupazione è quella di incoraggiare coloro che incontra, specialmente i più giovani, a purificare il loro cuore alla luce della Parola di Dio; potranno allora, a loro volta, evangelizzare. Tocca in particolare il Cuore di un giovane operaio dei Cantieri navali, Eugenio Borg, che diventerà il primo superiore generale della Società di cui Giorgio Preca sarà il fondatore.
Ma Giorgio si ammala gravemente. Il padre chiama al suo capezzale il miglior medico dell'isola, che dichiara: «Suo figlio morirà giovane. Respira con un solo polmone perché l'altro è completamente atrofizzato... Inutile comprargli i paramenti sacerdotali e il messale. » Giorgio dichiarerà che il fatto di sapere che poteva morire da un momento all'altro lo aiutò molto a distaccarsi da tutte le realtà di questo mondo. Tuttavia, contrariamente a tutti i pronostici, guarisce e attribuisce questa grazia all'intercessione di san Giuseppe. Molti anni più tardi, scherzerà su questo episodio dicendo: «Mio padre è morto, il professore di medicina anche, e io sono ancora qui a insegnare alla gente!»
Ordinato prete il 22 dicembre 1906, adotta come regola di vita le parole del suo vecchio direttore spirituale: «Dio ti ha scelto per insegnare al suo popolo.» Don Giorgio celebra la sua prima Messa solenne il giorno di Natale nella parrocchia dei genitori, San Gaetano ad Hamrun. Sull'immaginetta commemorativa, scrive una preghiera in cui chiede al Signore di fargli pensare «fino alla fine della sua vita a glorificare la Chiesa, e a operare per la salvezza delle anime del popolo Cristiano». Nominato vicario a San Gaetano, si dedica subito all'istruzione dei giovani. Mentre è in preghiera, riceve l'ispirazione di dedicarsi a una nuova fondazione: scegliere alcuni giovani, formarli e inviarli a loro volta a istruire gli altri. Un giorno, sente il sagrestano che spiega ai bambini, in una lezione di catechismo, che Dio ha creato tutte le cose. Uno dei ragazzini chiede: «Ma chi ha creato Dio?» Mancando d'istruzione, il buon uomo risponde: «Dio si è Creato da se stesso!»
In realtà, Dio è increato e nessun essere può farsi da se stesso. Don Giorgio concluderà da questo incidente: «Compresi che coloro che insegnano catechismo devono essere ben formati nella fede e nella dottrina.» La presenza a Malta di protestanti inglesi influenti e proseliti lo Conferma nel suo progetto. La fede del popolo poco istruito è seriamente in pericolo, perché molti, privi di una formazione Cristiana profonda, praticano per abitudine e conformismo sociale. Una società biblica inglese prepara una traduzione della Bibbia in lingua maltese, con la collaborazione di uno degli uomini più eruditi dell'isola, che è diventato anglicano. Tuttavia, alcuni fedeli cattolici hanno preso l'iniziativa di pubblicare un giornale apologetico e di esercitare un apostolato in inglese presso i cittadini britannici.
Museum
Don Preca tocca il Cuore dei giovani con la sua amicizia tutta impregnata dal desiderio di condividere con loro il grande amore per Dio che arde nel profondo della sua anima. Il suo entusiasmo è così contagioso che riesce a mantenere i suoi discepoli per ore seduti ai suoi piedi. Ben presto, ha raccolto attorno a sé un gruppo di giovani operai. In una riunione, Giorgio Preca chiede loro come nominare la società nascente. Uno dei ragazzi, noto per la sua vivacità e la sua spontaneità, propone il nome “Museum". Un museo, spiega, raccoglie oggetti preziosi esposti agli occhi e alla riflessione del pubblico; analogamente, al Museum, si trova la dottrina Cristiana, la più preziosa tra tutte. La proposta viene adottata con entusiasmo. Dopo aver riflettuto, il Padre chiede di considerare la parola Museum come un acrostico che significa: "Magister, utinam sequatur Evangelium universus mundus” (Maestro, che tutto il mondo segua il Vangelo!). In seguito, però, il gruppo sarà noto con il nome di “Società della Dottrina Cristiana".
Don Giorgio trascorre lunghe ore in preghiera ed esce di casa solo per dare, di sera, le sue lezioni di catechismo. Decide ben presto di tenere come collaboratori solo i giovani celibi che s'impegnano totalmente nell'apostolato. I fondamenti della loro vita spirituale sono la meditazione dei novissimi e l'imitazione di GESU’ CRISTO. Don Giorgio li invita a prepararsi a una vita di sacrificio e di rinunce. Per illustrare questo intento, racconta che, circa due anni dopo la sua ordinazione, trovandosi un giorno a un incrocio della strada principale che porta da La Valletta al sud dell'isola, vide venire verso di lui un ragazzo che tirava una carretta pesantemente carica. Arrivato alla sua altezza, il giovane gli ingiunse con autorità di aiutarlo. La sua prima reazione fu di chiedersi chi fosse quel ragazzo che richiedeva da un prete questo aiuto servile. Poi, sentendosi invaso da una dolcezza sconosciuta, si mise a spingere la carretta con lui: «Pensavo, confesserà, che i passanti, vedendo un prete con la tonaca darsi in pubblico a una simile attività, dovevano ritenere che fosse matto da legare! Solo in seguito, compresi il significato di questo episodio: il ragazzo simboleggiava (o era) Cristo, la carretta era la nostra opera. Cristo la guida, e noi lo aiutiamo. Nei momenti difficili, mi ricordo che è GESU’ che tira la nostra carretta; possiamo quindi seguirlo a occhi chiusi. Se Egli attraversa un'aiuola di rose, lo seguiamo, se attraversa zone fangose, continuiamo a seguirlo.»
Un’obbedienza difficile
A poco a poco, le regole di vita e di azione si precisano: i membri della piccola società, laici, celibi, totalmente dediti all'apostolato e all'annuncio del Vangelo, indossano abiti modesti, vivono in modo semplice, pregano e lavorano alla propria formazione diverse ore al giorno, per andare a loro volta a istruire gli altri. Vengono aperti dei centri in alcune parrocchie dell'isola di Malta. Per la loro istruzione, i membri utilizzano un libretto, “La Voce dell'Amato", raccolta di detti di Nostro Signore estratti dai Vangeli, realizzato da don Giorgio. Quest'ultimo professa una particolare devozione per il mistero dell'Incarnazione; ben presto tutti i membri porteranno, scritte sul loro vestito, le parole dell'apostolo san Giovanni: Et Verbum Caro factum est (e il Verbo si fece carne). Il fondatore istituisce anche a Natale, nelle parrocchie, una rappresentazione scenica della Natività; ancora ai nostri giorni, questa usanza è mantenuta in quasi tutte le parrocchie dell'isola.
Tuttavia, l'entusiasmo e la tenacia di Don Giorgio si scontrano con forti opposizioni, perché l'idea di istruire direttamente gli operai è considerata, a quell'epoca, rivoluzionaria. Nel 1909, riceve l'ordine, da parte del vescovo, di chiudere tutti i suoi centri. Egli obbedisce. Tuttavia, questa prova è di breve durata: a partire dal 1910, accanto alle sezioni maschili ristabilite, vengono inaugurate le sezioni femminili della Società della Dottrina Cristiana, con l'aiuto di Giannina Cutajar che ne diventa la prima superiora. La sezioni maschili e femminili condividono lo stesso ideale, pur essendo completamente separate. Il superiore generale svolge un ruolo di collegamento tra i due gruppi. Nel 1915, viene istituita la Società dei “Soci interni" costituita da membri che hanno scelto di vivere in comunità. Infine, nel 1960, l'arcivescovo di Malta approverà l'associazione dei "Cooperatori", uomini sposati, preti, ecc., che si ispirano al carisma della Società.
Ardenti sostenitori
Durante gli anni 1914-1915, don Preca è vittima di una campagna di stampa ostile; è persino accusato di follia, in particolare da membri dell'alto clero. Sopporta le calunnie con pazienza e indulgenza nei confronti delle persone, raccomandando ai membri della società di mantenere la serenità di fronte agli attacchi. Nel 1916, il nuovo vescovo di Malta, dom Mauro Caruana, un maltese divenuto monaco benedettino in Scozia, decide di far indagare con precisione sull'operato di don Giorgio e dei suoi gruppi, ormai presenti in diverse parrocchie della diocesi. Il fondatore è quindi quasi ufficialmente sospettato. Un giorno, un prete, probabilmente incaricato dalla curia episcopale, si presenta inaspettatamente nell'aula dove don Giorgio insegna il catechismo ad alcuni giovani, e gli chiede di interrogare uno dei ragazzi su un argomento di sua scelta. Il ragazzo designato fa una piccola relazione sui doveri verso Dio, verso il prossimo e verso se stessi, poi termina citando san Benedetto Giuseppe Labre: «Per essere gradito a Dio, che è il dovere di tutti, ognuno deve avere tre cuori in uno: un cuore di fuoco per Dio, un cuore di carne per il prossimo e un cuore di bronzo per se stesso.» Le conclusioni di questa inchiesta, e delle successive, saranno tutte favorevoli, poiché coloro che erano incaricati di indagare diventeranno, a contatto con la realtà, ardenti sostenitori dell'opera. Il riconoscimento canonico ufficiale verrà concesso il 12 aprile 1932.
Don Giorgio Preca è uno scrittore prolifico: nonostante finanze molto limitate, pubblicherà più di centoquaranta opere. Per la loro edizione e diffusione, si dota di attrezzature tipografiche. Mentre non esiste una casa editrice cattolica sull'isola, egli fonda, negli anni 1920, quella che diventerà la "Veritas Press”. Con la "Librerija Preca", essa rimane ancor oggi una delle principali case editrici Cattoliche di Malta. Tra i suoi scritti, si contano libretti di meditazione e altri opuscoli sulla dottrina Cristiana, sui novissimi, ecc., redatti per lo più in lingua maltese, e destinati ad aiutare i membri nel loro apostolato. Le "Apostrofi" sono una raccolta di veri e propri atti di fede e fiducia in Dio, da fare durante la giornata. Eccone un esempio: «Signore Dio! Tu sei Colui che è; io sono tua opera, opera della tua bontà, opera della tua saggezza. Mi hai dato un corpo e un'anima a tua immagine affinché io possa conoscerti e confessarti come mio Creatore. Ma, poiché mi hai lasciato libero, sono sempre in pericolo di contraddire la tua Santa Volontà se non mi sostieni Con la tua grazia. Ho costantemente bisogno di te; non mi abbandonare nell'ora del pericolo!»
Una grande rete
Nel suo insegnamento, don Giorgio si fonda spesso sulle verità escatologiche perché, afferma, la considerazione dei novissimi aiuta a capire il senso e il valore della vita. Egli li paragona a una grande rete gettata in mare, che raccoglie ogni sorta di pesci (cfr. Mt 13,47): il timor di Dio è, in effetti, il punto di partenza di un percorso verso le più alte vette della santità. Inoltre, queste verità consentono di avere uno sguardo lucido sulle realtà terrene: «Chi ha gli occhi fissi sull'orizzonte definitivo ha una migliore intuizione dei doveri e delle urgenze dell'ordine temporale» (Mons. R. Minnerath, Religion, l'heure de Vérité, Artège 2015, p. 119). L'insistenza di don Giorgio sull'escatologia gli attira ostilità da parte di coloro che non vogliono sentirne parlare. Ma il fondatore ha preso coscienza dell'importanza notevole di queste verità grazie agli scritti di sant'Alfonso de' Liguori (1696-1787), la cui lettura lo ha così profondamente segnato fin dalla sua giovinezza: “Il negozio dell'eterna salute, afferma questo dottore della Chiesa, è certamente l'affare che a noi importa più di tutti gli altri; ma questo è il più trascurato da cristiani. Non si lascia diligenza, né si perde tempo per arrivare a quel posto, per vincer quella lite, per concludere quel matrimonio; quanti consigli, quante misure si prendono; non si mangia, non si dorme! E poi per accertare la salute eterna, che si fa? Come si vive? Non si fa niente, anzi si fa tutto per perderla; e si vive dalla maggior parte de' Cristiani, come la morte, il giudizio, l'inferno, il paradiso e l'eternità non fossero verità di fede, ma favole inventate da poeti. Se si perde una lite, una raccolta, che pena non si sente? e che studio non si mette per riparare il danno avuto ... Si perde la grazia di Dio, e si dorme, e si burla, e si ride... Persuadiamoci dunque che la salute eterna è per noi il negozio più importante, il negozio unico, ed è un negozio irreparabile, se mai si sgarra... Il negozio dell'eterna salute non solo è il più importante, ma è l'unico negozio che abbiamo in questa vita... Ed a che serve guadagnarti tutto il mondo e perdere l'anima? (Mt 16,26). Se ti salvi, fratello mio, non importa che in questa terra sii stato povero, afflitto e disprezzato: salvandoti, non avrai più guai, e sarai felice per tutta l'eternità. Ma se la sgarri e ti danni, che ti servirà nell'inferno l'averti presi tutti gli spassi del mondo, e l'essere stato ricco ed onorato?” (Apparecchio alla morte , 12° Considerazione)
La nostra salvezza dipende anche interamente dalla grazia di Dio, che si ottiene con la preghiera. Per questo motivo Sant'Alfonso ci avverte: «Chi prega certamente si salva; chi non prega certamente si danna» (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2744). Convinto dell'importanza della preghiera, don Giorgio si dedica talvolta a lunghe veglie notturne, assorto in Dio. Uno dei suoi collaboratori testimonierà che ogni cosa gli ricordava il pensiero di Dio. Egli s'impegna quindi a fuggire tutto ciò che può allontanarlo dalla preghiera o nuocere all'apostolato; fargli accettare inviti per eventi accademici o profani è molto difficile. Il desiderio di rimanere sconosciuto lo porta a pubblicare le sue opere senza firmarle. Tuttavia, ovunque si trovi, ovunque vada, la gente accorre da lui per confessarsi, chiedergli consiglio o semplicemente ricevere una parola d'incoraggiamento. La sua fama di uomo di Dio, di santità, si diffonde nell'isola intera. Tutti pensano che abbia ricevuto il dono di leggere nelle anime: molte persone venute a consultarlo sono ripartite senza aver avuto bisogno di esporgli a lungo le loro difficoltà, con consigli perfettamente adatti. Egli trascorre anche molte ore in confessionale. Alcuni, tuttavia, hanno difficoltà a comprendere che il predicatore ardente ed esigente che hanno sentito dal pulpito sia la stessa persona del dolce apostolo della misericordia divina che li accoglie in confessionale.
Fonte di grazie
La Santa Vergine occupa nella vita e nella dottrina spirituale di don Preca un posto particolare, come lo dimostrano molte delle sue omelie e il suo attaccamento all'Ordine della Madonna del Monte Carmelo. Il 21 luglio 1918, entra a far parte del Terz'Ordine Carmelitano ed emette la sua promessa sotto il nome di Fra Franco, il 26 settembre 1919, nel Convento di Santa Venera. Egli desidera del resto che tutti i giovani che frequentano la sua associazione portino lo scapolare del Carmelo. Ma precisa con forza che lo scapolare non è una specie di talismano che dispensi dalla lotta quotidiana e dalla prudenza nella vita cristiana, ma al contrario una fonte di grazie per combattere la buona battaglia con maggior fecondità. Raccomanda ai suoi membri di recitare il loro rosario meditando i misteri della vita pubblica di GESU’; questi misteri che propone sono simili ai misteri della luce che istituirà, nel 2002, san Giovanni Paolo II. Egli diffonde anche la Medaglia Miracolosa, che considera come un dono di MARIA, e ama raccontare le grazie straordinarie ottenute per suo mezzo.
L'amore di don Giorgio per la povertà è tale che rifiuta tutti i doni personali, accettando solo quelli a favore dei soci e dell'apostolato. La governante incaricata per molti anni della casa in cui vive assicurerà di avergli fornito ella stessa tutti i mobili che vi si trovano.
Nel 1952, cinque membri della sua società laica vengono inviati in Australia per aprire nuovi centri. L'idea originaria di don Giorgio era quella di assistere spiritualmente i maltesi emigrati a Melbourne; in seguito, il progetto si amplierà. Dopo la morte del santo fondatore, la Società verrà chiamata in Sudan, nel 1983, in piena guerra civile, per assumere la direzione di una scuola frequentata sia da cattolici che da musulmani. Oggi, esistono inoltre dei centri in Inghilterra, Albania, Kenia e Perù, che comprendono in tutto più di milleduecento persone.
Nel 1958, don Giorgio raggiunge l'età di 78 anni e la sua salute comincia a declinare; è soggetto a frequenti malesseri. I medici gli consigliano di riguardarsi di più, ma invano. Quattro anni dopo, l'imminenza della sua morte è evidente per tutti. «Il Signore mi purifica», egli dichiara. Il 24 luglio, dopo una forte crisi, confida a un prete venuto a fargli visita: «Stavo per incontrare il Signore e me ne rallegravo già...» Due giorni dopo, il 26 luglio 1962, si spegne nella cittadina di Santa Venera; è lì, presso la comunità carmelitana, che ha trascorso i suoi ultimi giorni. Le sue ultime parole sono per la Vergine MARIA. La Chiesa celebra la sua memoria il 26 luglio.
Don Giorgio Preca è stato beatificato il 9 maggio 2001, durante il viaggio apostolico di san Giovanni Paolo II nell'isola di Malta, e canonizzato il 3 giugno 2007 da Benedetto XVI: «San Giorgio Preca aiuti la Chiesa ad essere sempre, a Malta e nel mondo, l'eco fedele della voce del Cristo, Verbo incarnato!»
"Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia (Website : www.clairval.com)".


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